FRANCESCA PEROZZIELLO
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CH'IO DECEDA SE RECEDO!

1/6/2021

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Foto
Ho da poco recuperato, grazie a una nota piattaforma streaming, uno dei miei film preferiti.

Si tratta de I visitatori, pellicola del 1993 diretta da Jean-Marie Poiré e considerata fra i film francesi di maggior successo di sempre.
Per chiunque sia interessato al mondo della traduzione e dell'adattamento dei dialoghi, questo film rappresenta una vera e propria perla. Un cavaliere senza macchia e senza paura, Goffredo l'Ardito (Jean Reno), viene catapultato nella Francia dei giorni nostri (o meglio, del 1993) insieme al suo valoroso scudiero, Jean Cojon detto il Marpione (Christian Clavier). Le abitudini e il modo di parlare di due uomini medievali non corrispondono esattamente a quelli contemporanei, il che fa scaturire un effetto domino di equivoci e brutte figure, che più di una volta riescono a far sentire in imbarazzo persino lo spettatore.

L'adattamento italiano, a mio avviso uno dei migliori adattamenti mai realizzati (se non il migliore), riesce pienamente nel suo obiettivo. Il linguaggio forbito e arcaico di Goffredo si pone da subito in contrasto con quello dei giorni nostri, aumentando a dismisura l'effetto comico. La sceneggiatura punta tutte le sue carte sull'effetto di meraviglia e sdegno che la modernità suscita nel cavaliere medievale, il cui motto è "Ch'io deceda se recedo!".
Nel ruolo della spalla comica troviamo Christian Clavier, noto al grande pubblico per la saga di Asterix, a cui sono affidate le gag più fisiche e scurrili. 
Il doppiaggio italiano si avvale di Gigi Proietti e Leo Gullotta, che prestarono le voci rispettivamente a Reno e Clavier. Le loro ottime performance attoriali hanno contribuito non poco alla godibilità di questo film, i cui dialoghi risultano brillanti anche a distanza di quasi trent'anni.
L'adattamento italiano, opera del compianto Tonino Accolla, risente sicuramente della saga di Brancaleone, sia per le atmosfere sia per la creatività linguistica. Ciò non toglie alla versione italiana di questa perla cinematografica francese la sua enorme godibilità, anche a oltre trent'anni di distanza.

E ora... "Tacchi, messere, tacchi!"
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