Ho il terrore di sbagliare.
Non so voi, ma la sola idea di commettere un errore di traduzione mi spaventa a morte. Prima di consegnare una traduzione, infatti, ho l'abitudine di rileggerla in modo maniacale. Controllo che non ci siano errori ortografici, rileggo il testo da cima a fondo per verificare di averne rispettato la coerenza, cerco in modo spasmodico le fonti più attendibili e, se necessario, mi consulto con chi ne sa più di me su un determinato argomento. Da quando utilizzo LinkedIn, per fortuna, mi sono accorta di non essere sola. Sarà che, per nostra natura, noi traduttori tendiamo a vivere come eremiti, quindi a vedere in modo assoluto e irripetibile tutto quello che ci capita. In realtà, se ci guardiamo attorno (anche virtualmente), ci accorgiamo di essere in buona compagnia. A quanto pare, sembra che la paura di sbagliare sia un elemento che accomuna molti traduttori. La famosa sindrome dell'impostore, quell'odiosa vocina interna che ci ripete "no, non ce la farai", oppure "hai solo avuto fortuna, vedrai cosa ti succederà la prossima volta", accompagna costantemente una moltitudine di professionisti. Eppure mi viene da pensare che questo terrore di sbagliare sia fondamentale, per noi traduttori. Certo, non deve toglierci il sonno e interferire con le nostre vite, però è un ottimo modo per spronarci. È come avere un "revisore interno" che continua a dirci che dobbiamo migliorare, che possiamo limare ancora di più la nostra traduzione e andare alla ricerca delle parole giuste. Succede anche a voi? Fatemelo sapere!
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Francesca PerozzielloLe mie riflessioni sul mondo della traduzione e non solo. Archives
August 2023
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