Fra le domande che attanagliano noi freelance, una delle più frequenti è sicuramente: è meglio avere un solo cliente grosso o tanti clienti piccoli? Ovviamente ci sono delle sfumature di grigio, in questa opposizione "o bianco-o nero". 1) C'è chi preferisce fare affidamento su un ristretto numero di clienti molto grossi. 2) C'è chi, al contrario, preferisce lavorare con tanti clienti di piccole o medie dimensioni. 3) C'è chi, infine, lavora con entrambi, cercando di alternare il carico di lavoro proveniente da ognuno di loro. Esiste una scelta migliore di un'altra? Non credo. Ogni professionista ha il diritto di organizzarsi come meglio crede. Personalmente, un po' per indole e un po' per esperienza, sono una sostenitrice della terza alternativa. Fare affidamento solo su pochi clienti molto grossi può rivelarsi piuttosto rischioso. Al tempo stesso, puntare solo su quelli più piccoli può portarci a lavorare su tanti progetti eccessivamente frammentati.
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Translation tests.
Several fellow translators complain about the unfair behaviour of some companies, and I agree with their complaints. That's why I decided to give my two cents. In my opinion, a translation test has to meet two basic requirements: 1. Ideally, it should be about 500 words. In some cases, perhaps for more creative writing, it should not exceed 1,500 words. 2. No hurry! The translator can ask for a whole week to complete it. If a translation test doesn't meet these requirements, then you must either drop it or charge for that translation. Barlafüs
Oggi, 17 gennaio, si celebra la giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali. Sono nata e cresciuta a Milano, quindi la parola che vi propongo nasce proprio in Lombardia. Il termine barlafüs, che di base indica un oggetto inutile, si usa anche (e soprattutto) per indicare una persona incapace. Chi è quindi un barlafüs? Un incompetente, uno che "occupa tanto spazio per nulla", proprio come un oggetto molto ingombrante ma inutile. «Ti disturbo? Stavi facendo qualcosa?»
«Scrivevo.» «Ah, ok, allora no.» (A. Basso, La scrittrice del mistero) Ho preso in prestito le parole della bravissima Alice Basso perché rendono perfettamente l'idea. Quanto è difficile, per noi che ci guadagniamo la pagnotta proprio con le parole, far capire alle persone che scrivere è un lavoro come gli altri? Mi riferisco non solo ai traduttori, ma anche a copywriter, giornalisti e, in generale, a tutte quelle figure professionali che si avvalgono della scrittura per dare forma ai messaggi da veicolare. Vi è mai capitato di dover spiegare a qualcuno che scrivere è un lavoro a tutti gli effetti? Fatemelo sapere nei commenti! 😊 È tutto un magna-magna. Last night I watched an Italian comedy that made me think about this peculiar Italian set phrase. If translated literally, "magna magna" means "eat eat", but this wouldn't be the proper translation. When do we use this set phrase? Italian people say "è tutto un magna-magna" when accusing the government, politicians or local administrations of not doing their job properly. Therefore, it is a way to express frustration and a bit of anger towards the institution or people we are accusing. Why do we say "magna"? It is a dialectal form, specifically from Lazio, of the Italian verb "mangiare" (to eat). That way, we say that politicians are deceiving the citizens by eating all their money. Do you have a similar catchphrase in your native language? Please let me know. :) |
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