Ho il terrore di sbagliare.
Non so voi, ma la sola idea di commettere un errore di traduzione mi spaventa a morte. Prima di consegnare una traduzione, infatti, ho l'abitudine di rileggerla in modo maniacale. Controllo che non ci siano errori ortografici, rileggo il testo da cima a fondo per verificare di averne rispettato la coerenza, cerco in modo spasmodico le fonti più attendibili e, se necessario, mi consulto con chi ne sa più di me su un determinato argomento. Da quando utilizzo LinkedIn, per fortuna, mi sono accorta di non essere sola. Sarà che, per nostra natura, noi traduttori tendiamo a vivere come eremiti, quindi a vedere in modo assoluto e irripetibile tutto quello che ci capita. In realtà, se ci guardiamo attorno (anche virtualmente), ci accorgiamo di essere in buona compagnia. A quanto pare, sembra che la paura di sbagliare sia un elemento che accomuna molti traduttori. La famosa sindrome dell'impostore, quell'odiosa vocina interna che ci ripete "no, non ce la farai", oppure "hai solo avuto fortuna, vedrai cosa ti succederà la prossima volta", accompagna costantemente una moltitudine di professionisti. Eppure mi viene da pensare che questo terrore di sbagliare sia fondamentale, per noi traduttori. Certo, non deve toglierci il sonno e interferire con le nostre vite, però è un ottimo modo per spronarci. È come avere un "revisore interno" che continua a dirci che dobbiamo migliorare, che possiamo limare ancora di più la nostra traduzione e andare alla ricerca delle parole giuste. Succede anche a voi? Fatemelo sapere!
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![]() Foto di Prettysleepy da Pixabay Traduttori freelance: eremiti socievoli. Quando iniziai a lavorare come freelance, la possiblità di starmene in totale solitudine era in cima alla mia lista dei pro e dei contro. Nella colonna dei pro, ovviamente. Non ho mai avuto grossi problemi a trascorrere del tempo da sola e adoro organizzare le mie giornate come meglio credo. È anche vero che noi freelance siamo, a tutti gli effetti, dei piccoli imprenditori. Dobbiamo cercare nuovi clienti, rimanere in buoni rapporti con quelli storici, e spesso ci troviamo a comunicare con i colleghi per parlare di un progetto condiviso. Ebbene sì, anche i freelance parlano con altri esseri umani, non solo con i propri CAT Tool - perdonate il tristissimo gioco di parole. Spero che la mia gatta non ci rimanga male, ma comunicare con altre persone è fondamentale per la mia salute mentale, anche se sono la tipica traduttrice introversa. Trascorro la maggior parte del tempo nel mio ufficio domestico, quindi ammetto che un sano scambio di idee o una chiacchierata con i colleghi può farmi solo bene. Da questo punto di vista, LinkedIn ha avuto un ruolo fondamentale. Sì, mi ritengo ancora una specie di eremita, ma ora so di far parte di una piccola comunità. Grazie a post, messaggi e articoli ho la possibilità di scambiare due parole con colleghi che vivono davvero in tutto il mondo. E questo non può che avere effetti positivi su di me e sul mio lavoro. Siete anche voi degli eremiti socievoli? Oppure degli eremiti e basta? In entrambi i casi sarò felici di sapere cosa ne pensate. ![]() Foto di Steve Buissinne da Pixabay Da qualche giorno guardo una serie TV che mi sta appassionando parecchio.
Si tratta di una serie francese, di genere comico, ben scritta e ben recitata. Anche l'adattamento e il doppiaggio italiani, nel complesso, sono davvero godibili. Dialoghi brillanti e divertenti, spesso al servizio dell'ironia pungente che caratterizza i protagonisti, battute salaci e riferimenti alla cultura francese rendono questo adattamento piuttosto fluido. Nella seconda stagione, però, mi sono imbattuta in uno spiacevole "scivolone" da parte del dialoghista, una vera e propria buccia di banana. Due personaggi, che sappiamo essersi conosciuti ai tempi delle medie, discutono animatamente. Ed ecco che uno dei due dice all'altro: "Ma dai, abbiamo frequentato il college insieme!" Brivido lungo la schiena. Momenti di puro terrore. Ricordo ai lettori che stiamo parlando di una serie francese, per di più ambientata a Parigi, quindi non c'è nemmeno il lontano sentore di Stati Uniti e dintorni. Ora vi spiego il motivo del mio profondo stupore. Il termine collège, in francese, indica la scuola media, non l'università! Errare è umano, è vero. Ma qui parliamo di un prodotto di alto livello, prodotto in esclusiva per la famosa piattaforma che inizia per "N". Come se non bastasse, si tratta della seconda stagione, non della prima, quindi l'ambientazione e i personaggi sono già stati delineati e descritti con dovizia di particolari. La morale è: attenzione ai falsi amici, sono davvero dietro l'angolo... ![]() Foto di Robin Higgins da Pixabay 💡 Working for free.
🎉 Today is Labour Day. Yet I open my Facebook home page and I see, in a group of which I am a member, a rather singular request. A video game developer is looking for volunteer translators to translate a game into various languages. 💻 My first reaction, of course, was to get nervous. I do this job for a living, not (just) for fun. I find it unacceptable that some pseudo-translator offers to work for free, especially on such an important occasion. 💶 Okay, there are some cases where working for free makes sense. We can translate videos that will benefit other people, we can contribute to enhancing monuments or other places, we can help those who need it most. In short, lending our knowledge and skills without earning money sometimes makes sense. 📆 But when a professional is asked to invest precious time "for glory", I get very nervous. |
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