Le gioie ripetitive ci rassicurano.
Oggi ho riascoltato Nos joies répétitives, pezzo di Pierre Lapointe del 2013 che mi fa sempre pensare all'importanza delle piccole gioie quotidiane. Il testo è in realtà una più ampia riflessione sul delicato equilibrio fra gli alti e bassi della vita, tra i momenti di luce e quelli di buio, dato che ogni attimo di tristezza necessita di essere bilanciato da una rassicurazione, da un'abitudine in grado di darci conforto e di farci sentire in salvo in quella burrasca travestita da festa che è l'esistenza umana. E fra i piccoli momenti di felicità di queste ultime settimane posso menzionare a buon diritto i giovedì che io e la mia amica Claudia trascorriamo a Montelupo Fiorentino. Come ho raccontato in un precedente post, la scoperta del MMAB (Montelupo Museo Archivio Biblioteca) è avvenuta pochi mesi fa, quasi per caso, grazie a un caro amico che qui ha presentato il suo libro e soprattutto grazie a una lampada di ceramica che mi ha sempre fatto compagnia. Quella che doveva essere una semplice gita fuori porta a metà settimana, alla scoperta di un borgo famoso per la sua ceramica, ci ha in realtà permesso di entrare in sintonia con un luogo in cui ci siamo sentite subito a casa. La bellezza delle opere esposte nel museo, la cura per i dettagli e un cineforum che propone titoli non banali sono riusciti a conquistare me e Claudia al punto da trasformarci in due habitué di questo angolo felice di mondo. Il martedì sera, prima della lezione di yoga, siamo già intente a programmare la nostra prossima gita a Montelupo con l'entusiasmo di due ragazzine delle medie. Erano anni che non mi capitava di attendere con tanta impazienza un appuntamento fisso - culturale, sportivo o ricreativo - e di ritrovarmi a pensare non vedo l'ora che sia giovedì. Anche la mia compagna di viaggio condivide gli stessi sentimenti, il che ha rafforzato in me la convinzione di aver scelto la persona giusta per vivere il posto giusto, probabilmente nel momento giusto della vita di entrambe. La ritualità di un aperitivo da assaporare nello stesso locale pronto ad aspettarci ogni giovedì, per di più all'interno del museo stesso. Uno spazio dedicato alla letteratura, all'arte e alla storia locale, che si presta bene a ospitare presentazioni di libri e a condividere esperienze culturali. E poi, ovviamente, il contesto in cui il MMAB stesso è inserito, l'incantevole Montelupo. Tutto contribuisce a creare un'atmosfera in cui ci sentiamo a nostro agio, in uno di quei rari luoghi in cui è possibile essere capite e, per una volta, non additate come le tizie strane con la testa fra le nuvole. Mi ci sono voluti quasi quattordici anni per decidermi a seguire il consiglio del mio saggio genitore, il quale più di una volta mi ha detto Ogni tanto vai a Montelupo, che in un'ora di macchina ci sei. Ma dato che io devo sempre fare di testa mia e arrivare alle cose a modo mio e con i miei tempi, ho finalmente messo in pratica quel consiglio e, per fortuna, ora ne posso apprezzare appieno i frutti. È innegabile, le nostre gioie ripetitive ci rassicurano. Senza grandi proclami, senza gesti eclatanti. Bastano un giovedì sera, un'amica fidata e un posto che sappia parlare al cuore.
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DOMENICA MATTINA FRA YOGA, LIBRI, MUSICA E TANTO COLORE Domenica mattina fa spesso rima con pigrizia e dolce far niente. Dev'essere per forza così? No, se decidi di vincere il torpore e di andare alla scoperta degli eventi più interessanti che la tua zona ha da offrire. È il caso di Bao Market, un evento che raccoglie artigianato, workshop, musica, articoli vintage, talk e buon cibo, il tutto a due passi dal mare e con le maestose Alpi Apuane a fare da sfondo. Sabato 10 e domenica 11 maggio 2025, negli eleganti spazi esterni di Re Versiliana Hotel, si è appena tenuta la quarta edizione di questo variopinto mercatino. Marina di Pietrasanta è famosa per i paesaggi incantevoli e la vivacità culturale, e anche Bao Market ha rispettato in pieno l'atmosfera che ci si aspetta da questa frazione di Pietrasanta. Io e Claudia abbiamo iniziato la nostra domenica con una stupenda pratica di yoga in riva al mare. Silvia Garzi, insegnante super qualificata e dall'entusiasmo travolgente, ha infatti preparato una lezione di hatha flow sulla sabbia del bagno RE-Mare – Bagno La Versiliana. Fare yoga in riva al mare è un'esperienza che consiglio a chiunque ami questa disciplina: lasciarsi cullare dalla melodia delle onde del mare e dalla leggera brezza che soffia sulla riva è un modo perfetto per immergersi ancora di più nella pratica personale. Ci è bastato attraversare la strada e percorrere pochi metri per raggiungere la location principale dell'evento. Nel giardino dell'hotel, dove bancarelle e food truck erano già attorniati da visitatori e golosi, abbiamo ammirato l'alternarsi di abiti, accessori, ceramiche e libri, il tutto al ritmo di musica. Un dettaglio che ho particolarmente apprezzato di Bao Market è proprio la scelta della musica, una sorta di colonna sonora capace di farti immergere nell'atmosfera rilassata di questa domenica mattina di sole. Allo stand di Cioccorocolato abbiamo ceduto alla tentazione del pancake, dolce per Claudia e salato per me, per poi proseguire il giro. La nostra attenzione è stata subito catturata dalla libreria itinerante di Chiedi alla polvere, gestita da Alessio e Monica, che con molta passione e una notevole creatività hanno scelto una Bianchina per esporre i loro libri. Ed ecco che abbiamo ceduto alla seconda tentazione, quella di portarci a casa un libro a testa! Sapevo che sarebbe finita così. Parteciperemo sicuramente alla prossima edizione di questo market fuori dal comune, non solo per fare acquisti ma per godere dei numerosi momenti e spazi dedicati all'arte e alla musica. Quest'edizione, per esempio, ha visto la partecipazione di Veronica Lucchesi de La Rappresentante di Lista, che è salita sul palco ieri pomeriggio. Tenete d'occhio i social di Bao Market, sono sicura che i prossimi eventi non vi deluderanno. E con qualche giorno di ritardo eccomi a dedicare uno spazio alla splendida Marina in Fiore 2025. Dal 2 al 5 maggio, infatti, Marina di Pietrasanta ha ospitato la festa che ormai da diversi anni porta fiori, piante e arte nell'elegante frazione di Tonfano. Partecipo a questa manifestazione da molto tempo, fin da quando la Versilia era il luogo in cui fuggivo nei weekend per allontanarmi dalla città, motivo per cui le sono particolarmente affezionata. Questo appuntamento, una vera e propria tradizione sia per chi in Versilia ci abita sia per chi ci trascorre le vacanze, attira ogni anno un numero sempre maggiore di visitatori, come ho potuto constatare coi miei occhi. Ceramiche colorate, bancarelle piene di artigianato e piante di tutti i tipi rendono Tonfano ancora più ospitale! Le giornate di sole che ci ha regalato il ponte del 1° maggio hanno sicuramente contribuito al successo di quest'edizione. Spero mi perdoniate gli scatti sul pontile, più da turista che da local, ma erano una tentazione irresistibile e il mare di sfondo si è offerto in tutta la sua bellezza. Io e la mia immancabile compagna di avventure, Claudia, non potevamo perdere questa ghiotta occasione per ammirare la Marina in Fiore e concludere il pomeriggio con un ottimo aperitivo in Via Versilia, il viale su cui si affacciano molti negozi e locali della frazione. La stagione è solo agli inizi, non mancheranno sicuramente le occasioni per godersi la Versilia, ma la Marina in Fiore è sempre un buon modo per inaugurare questo assaggio di estate! One day I will forgive myself. Of the evil I’ve done. Of the evil that I had to do. And I will hold on so tightly, that I will not leave me anymore. Un giorno mi perdonerò. Del male che mi sono fatta. Del male che mi sono fatta fare. E mi stringerò così forte da non lasciarmi più. Emily Dickinson Le poesie di Emily Dickinson camminano insieme a me da quando ero una ragazzina con la testa affollata di pensieri che guardava al mondo con diffidenza. In parte sono cambiata e in parte ho solo imparato qualche trucchetto utile a mascherare le mie stranezze, ma l'amore per la poesia è rimasto una costante nelle mie giornate. Ora come non mai sento il bisogno di dire a me stessa che un giorno mi perdonerò. Anch'io, come la poetessa di Amherst, voglio perdonarmi per tutto il male che mi sono lasciata infliggere negli anni. Il male che sono stata io stessa a causarmi ogni volta che pensavo di non valere abbastanza, di non meritarmi i piccoli avvenimenti positivi della vita, anche se quei traguardi erano il frutto di un enorme lavoro. Mi perdonerò per il male che mi sono inflitta tutte le volte che ho rincorso le persone sbagliate, alla ricerca di attenzioni che non erano destinate ad arrivare, forse perché in quelle persone cercavo in realtà un mio riflesso. Voglio perdonarmi per il male che mi sono lasciata infliggere, in modo più o meno consapevole, da chi mi stava accanto e mi feriva con parole e azioni che avrebbero lasciato cicatrici profonde. Voglio perdonarmi per aver aspettato un determinato evento in grado di rivoluzionarmi l'esistenza, invece di iniziare il mio cambiamento passo passo. Ho bisogno di perdonare a me stessa l'eccessiva fiducia riposta in amicizie dannose e rapporti che correvano a tutta velocità su un binario morto. Un giorno mi perdonerò e farò pace con la ragazzina ferita a cui troppe volte non ho dato ascolto. PENSO TROPPO E NE SONO CONSAPEVOLE Le persone silenziose sono quelle che hanno le menti più rumorose. Questa frase di Stephen Hawking, che mi porto dietro da alcuni anni, sembra scritta apposta per me. Come persona introversa, abituata a riflettere a lungo sulle cose e a pormi mille domande, anche prima di compiere la più futile delle azioni, mi sono sentita spesso dire che penso troppo, che mi faccio una marea di problemi inutili, o che dovrei mettere a tacere il vortice di voci che si agita dentro di me. Eppure, a ben pensarci, non vedo cosa ci sia di sbagliato nell'avere una mente che guarda il mondo in modo critico e si sofferma anche sui dettagli apparentemente più insignificanti. Non capisco cosa ci sia di male nel voler fare le giuste considerazioni sulle persone, sugli eventi e sulle decisioni da prendere, soprattutto se quelle decisioni non riguardano soltanto me. "Il pensiero blocca l'azione" è un'altra frase che mi sono sentita ripetere più e più volte, ovviamente come rimprovero nei confronti del mio spirito giudicato eccessivamente riflessivo. Esci di casa, smettila di stare chiusa nei tuoi pensieri, molla i libri e la musica, vai fuori! D'accordo, tutto bellissimo, ma quant'è dura mettere il naso fuori casa e fingere di non pensare a niente, di avere la testa sgombra da qualunque peso, previsione o rimuginio. Certo, ho scelto un lavoro che mi porta ancora di più a stare sola con me stessa e a interrogarmi su tanti aspetti della vita, e anche questa scelta mi ha fatta spesso bollare come la tizia strana che trascorre le sue giornate tappata in casa invece di interagire con gli altri. La mia piccola verità, il mio modesto punto di vista sul mondo, è che al silenzio esteriore non corrisponde necessariamente un silenzio interiore, anzi... Sono proprio le persone silenziose, per citare il mio adorato Luca Carboni, quelle che nascondono un intero universo dentro di sé, proprio perché abituate a non condividere con chiunque ciò che si tengono dentro. La capacità di restare in silenzio è percepita da molti come una strana abitudine, se non come una minaccia, perché del silenzio nessuno sa che farsene. Il silenzio spaventa, si sente il bisogno di colmarlo con parole vuote e frasi di circostanza, per rassicurare chi parla e dire che sì, va tutto bene, è una conversazione normale. Raramente, però, si pone l'accento su chi ascolta, su chi sta in silenzio non perché non ha nulla da dire ma perché semplicemente sente troppo, e tutto nello stesso momento. Le persone silenziose, e anche questo lo dico per esperienza, tendono ad avere un'empatia che è difficile riscontrare in chi riversa sugli altri una serie di informazioni non richieste, che non di rado sconfinano nella vanagloria e nell'autocelebrazione. L'empatia è fra i nostri punti di forza e nasce dal fatto che abbiamo provato un'infinità di emozioni e di stati d'animo, dai più cupi ai più luminosi, come se avessimo dentro uno spettro dei colori che si accendono e si spengono nelle varie circostanze della vita. Se vi capita di incontrare una persona silenziosa, lasciatela nel suo universo interiore, non cercate di tirare fuori a forza quello che non vuole dirvi. Le persone silenziose, di solito, capiscono in modo istintivo con chi possono confidarsi e con chi, invece, è meglio tacere. Nell'indecisione, prima di obbligarci a parlare, provate a comprendere i nostri silenzi. Magari stiamo solo cerando il modo o il momento adatto per uscire dal nostro spazio sicuro, e di certo non è urlandoci contro, anche solo metaforicamente, che ci convincerete a lasciarlo andare. Siamo persone abituate a cogliere anche il più impercettibile dei gesti. Un sì o un no detti al momento giusto, una piccola confidenza o uno sguardo fugace ci lasciano intuire molto più di quello che riuscirebbe a cogliere una persona priva della stessa capacità di introspezione. Fare rumore è sopravvalutato, e dichiarare le proprie intenzioni non serve a niente, se alle parole non seguono gesti concreti. Abbiamo la capacità di cogliere sfumature anche dal non detto, dall'accennato, da segnali in apparenza trascurabili. Ci fidiamo di chi ci rispecchia e rifuggiamo da chi si sente autorizzato a strapparci, con una certa arroganza, ai nostri preziosi silenzi. Dentro a ogni persona silenziosa dimora un abisso, ma non per forza l'abisso deve fare paura. Pratico yoga da sette anni e traduco da dieci.
Yoga e traduzione sembrano due mondi lontani anni luce e invece entrambi mi hanno insegnato che, senza la pratica e la costanza, i progressi non arrivano. Sette anni non sono tanti, ma non sono nemmeno pochi. Sono però anni che, come anticipavo, mi hanno insegnato l'importanza della pratica costante, della pazienza e soprattutto del fallimento. Sì, spesso ci si riempie la bocca di queste belle parole per raccogliere tanti like e commenti favorevoli sui vari social, ma la verità è che il fallimento fa parte dello yoga, così come della traduzione. Provare e riprovare, insistere su ciò che ci riesce bene per migliorare ulteriormente, ma anche su quello che ancora non ci riesce, dato che si impara tantissimo persino dalle cose che ci piacciono meno. Perseverare, accettare i propri limiti e capire quando superarli, ascoltarsi, mantenere la concentrazione durante tutta la pratica e impedire ai pensieri di intrufolarsi nella mente. Queste sono lezioni cruciali che ho appreso dallo yoga nei famosi sette anni di pratica. La strada è ancora lunga, lo so, ma tentativo dopo tentativo, asana dopo asana, percepisco i miei progressi sia come yogini sia come traduttrice. Nelle foto vedete tre diversi tipi di inversioni, cioè sirsasana, una variazione di sirsasana e infine un goffo tentativo di pincha mayurasana. In sirsasana, dove "sirsa" è la testa in sanscrito e "asana" indica una posizione o postura, sento di aver raggiunto una buona stabilità, motivo per cui sono in grado di eseguirla a mezz'aria e di sperimentarne alcune variazioni. In pincha mayurasana, dove "pincha" significa piuma e "mayura" è il pavone, ho ancora da lavorare sulla mia stabilità. Per cimentarmi in questa inversione ho bisogno del muro o dell'insegnante, e quando sono da sola non riesco ancora a raddrizzare il bacino come dovrei. So dove sbaglio, è vero, però non sono ancora capace di correggermi. Eppure il vinyasa e l'ashtanga yoga mi hanno insegnato quanto sia fondamentale non demordere, accettare il fatto che alcune cose possano arrivare subito e che per altre, invece, sia necessario aspettare e non smettere di impegnarsi. Anche nella traduzione, in effetti, il miglioramento e i progressi sono possibili solo grazie a una dedizione quotidiana e alla consapevolezza che, senza l'esercizio, è difficile raggiungere un determinato obiettivo. Anche a voi è capitato di imparare qualcosa di importante da attività che, in apparenza, non hanno attinenza con il vostro lavoro? Fatemelo sapere! :) SACRO E PROFANO A PIETRASANTA Una delle cose che amo di più della vita in Versilia è sicuramente la quantità di mostre d'arte offerte dall'incantevole Pietrasanta. La cittadina si è guadagnata il nome di piccola Atene, e in effetti questo appellativo è quanto mai azzeccato.
Vicinissima al mare, eppure ai piedi delle Alpi Apuane, Pietrasanta regala uno splendido mix di paesaggi, arte, storia ed eventi, motivo per cui ho sempre avuto una predilezione per questo magnifico centro. Ne approfitto quindi per segnalarvi Human Connections di Filippo Tincolini, una mostra diffusa che vi permetterà di ammirare alcune opere dell'artista toscano disposte in vari punti strategici del Comune di Pietrasanta. Il Complesso di Sant'Agostino (chiesa e chiostro), Piazza Duomo e Piazza Carducci, così come il pontile di Marina di Pietrasanta ospitano infatti opere d'arte ispirate al mondo dei videogiochi, dei fumetti e in generale della cultura pop, inserite però nel contesto urbano della cittadina versiliese. Busti e mezzi busti di Batman, Iron Man e Vedova Nera, così come lo scudo di Captain America o un Super Mario più vitale che mai si aggirano per il centro storico e per i luoghi prescelti ad accogliere le opere. Inaugurata il 15 febbraio, la mostra sarà visitabile fino al 2 giugno 2025: è gratuita e aperta dal martedì al venerdì dalle 16:00 alle 19:00. Se invece passate per Pietrasanta nei weekend, potrete ammirarla dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00. Consigliatissimo anche il backstage della mostra, in cui avrete modo di avere un assaggio del processo creativo, cosa che trovo quanto mai affascinante. Il viaggio è reso ancora più interessante dalle fotografie di Laura Veschi, che ne ha immortalato le varie fasi di realizzazione. UNO SPLENDIDO POMERIGGIO FRA VINCI E MONTELUPO E per la serie Nessuno te l'aveva chiesto, ecco il secondo reportage delle mie gite infrasettimanali in compagnia di Claudia. Questa volta tappa a Vinci, con un gradito ritorno in quel di Montelupo!
Prendi due persone che non sanno stare ferme nel luogo in cui vivono, aggiungi il fatto che a nessuna delle due pesi guidare e il gioco è fatto. Io e la mia compagna di peregrinazioni, nate rispettivamente in Lombardia e Piemonte, abbiamo scelto di stabilirci in Toscana qualche anno fa, motivo per cui amiamo in modo piuttosto consapevole questo delizioso angolo di mondo. Non ci siamo nate e non ci siamo capitate per caso. La nostra è stata una decisione ponderata, ed è forse la ragione che ci spinge a voler conoscere ogni singolo anfratto della magnifica regione che ci ha accolte. Quelle che seguono sono, a buon diritto, le avventure di due nordiche a zonzo per la Toscana. Forse proprio il fatto di essere arrivate qui da adulte ci permette di ammirare questi luoghi con occhi diversi: non con lo sguardo di chi ha visto e sentito le stesse cose per anni e si è quasi assuefatto alla bellezza, ma con la curiosità e lo stupore di due persone approdate in tempi recenti in una terra che ha davvero tanto da offrire. Sì, abbiamo decisamente l'aria da turiste, sempre a bocca aperta davanti al minimo scorcio con due cipressi e un casolare, o in estasi per l'ennesimo agriturismo in pietra che si affaccia sulla campagna, ma sono giunta alla conclusione che l'approccio da turista non sia necessariamente un male. Quando Claudia mi ha proposto di fermarci a Vinci ho pensato che volesse tornare al Museo Leonardiano e alla Casa Museo di Leonardo, che entrambe avevamo già visitato in passato. Questa volta, invece, la scelta della tappa era dovuta puramente all'idea di fare due passi nel verde e di soffermarci sugli stupendi panorami della zona. Come due novelle Diane Lane in Sotto il sole della Toscana abbiamo immortalato ogni possibile dettaglio, saltellando qua e là alla ricerca di particolari da catturare, e ci siamo godute uno splendido pomeriggio di sole in questo borgo che attira visitatori da tutto il mondo. Inaspettato e molto piacevole è stato l'incontro con il parco dell'Acquaria, la collina dell'arte. Salendo lungo un dolce sentierino, appena fuori dal centro abitato di Vinci, ci siamo imbattute nel belvedere che porta alla casa natale di Leonardo. Il parco è di ben 4.000 metri quadrati, ma noi ci siamo limitate ad ammirare il paese da una tranquilla collinetta che regala una vista alquanto poetica. Non abbiamo avuto la fortuna di trovare il glicine in fiore, ma se capitate nel periodo giusto c'è un pergolato che riproduce fedelmente il glicine di Leonardo a Milano. È una zona del parco particolarmente adatta a ospitare eventi e incornicia benissimo il panorama su Vinci e i suoi dintorni! Un glicine fiorito, invece, ci aspettava in paese, e chiaramente non ci siamo lasciate sfuggire l'occasione di fotografarlo da qualsiasi angolazione. Ci siamo poi concesse un'interminabile sequenza di pose sotto ai suoi profumatissimi fiori, ma che ci volete fare... ha un colore magnifico! Finito il nostro giretto nel paese natale del genio toscano abbiamo ripreso la macchina per tornare a Montelupo Fiorentino, nostra "vecchia" conoscenza. L'aperitivo e la pizza presso Cibo, vino e chiacchiere si sono rivelati, anche questa volta, un'ottima scelta, così come il cineforum del MMAB. Avevo già visto la trilogia di Smetto quando voglio, ma il primo capitolo della saga ha sempre un fascino particolare, sicuramente dettato dal fatto di aver parlato con brutale schiettezza di alcune dinamiche professionali e personali molto note alla generazione dei Millennial. Il bellissimo Romeo, il gatto del museo, è passato a trovarci durante l'aperitivo e ha ricevuto la sua abbondante dose di coccole, ma poi ha deciso che è primavera e fuori ha uno stuolo di gattine ad aspettarlo, quindi si è dileguato ed è partito per nuovi giri in paese. Speravamo di ritrovarlo dopo il film, e invece niente: caro Romeo, sarà per la prossima volta! Ah, l'infanzia. Che spensieratezza.
Quanto è bello cantare allegre canzoni con le amiche, ignare dei significati nascosti dei testi e, soprattutto, dei loro numerosi doppi sensi! Ogni volta che ascolto Barbie Girl degli Aqua, per esempio, oltre a sentirmi una vecchia cariatide, penso a quanto fossimo ingenue io le mie compagnucce nel prodigarci in esibizioni canore nei corridoi della scuola, chiaramente senza aver compreso le numerose allusioni sessuali sottese a questo pezzo. Erano i tempi in cui, all'interno dei CD, era presente un pratico libretto con i testi delle canzoni. Una bella comodità per chi, come noi, voleva imparare l'inglese grazie alla musica! Il problema è che nessuno, ma proprio nessuno, aveva mai inserito in quei libretti una traduzione ragionata e commentata delle canzoni. Motivo per cui, con l'innocenza tipica di bambine delle elementari, io e le mie amiche ci aggiravamo per la scuola sulle note di I am a Barbie giiiirl, in the Barbie woooorld, pensando che il pezzo parlasse davvero della favolosa vita da Barbie in un mondo pieno di Barbie e Ken, con automobili rosa, pattini a rotelle e piscine gratuite. Se ci ripenso, sarò sincera, mi viene parecchio da ridere. In occasione dell'uscita del film Barbie di Greta Gerwig (2023), stuoli di bambine hanno scoperto Barbie Girl a quasi trent'anni dalla sua prima incisione, dando vita a scenette non troppo diverse da quelle degli anni '90. Cambiano i tempi, insomma, ma non i momenti degni di imbarazzo, molte volte dettati da una certa ingenuità anche da parte dei genitori dei pargoletti. Vi è mai capitato di scoprire solo in età adulta il campionario di doppi sensi presenti in una canzone che ascoltavate durante l'infanzia? La poesia è inutile.
C'è qualcosa di più inutile della poesia? Sì, i reality show, mi verrebbe da dire. Ma i reality non li batte nessuno. Polemica a parte, la poesia è davvero un passatempo inutile, sia per chi la scrive sia per chi la legge. Se poi avete la pretesa di fare entrambe le cose, potete a buon diritto diplomarvi in Inutilità applicata. Eppure che lusso, poter trascorrere una mattinata al sole a leggere versi che non hanno nessun altro scopo se non quello di portarci in altri dove, in altre dimensioni indefinite e difficili da raggiungere. Ho letteralmente divorato la raccolta Cento poesie d'amore a Ladyhawke di Michele Mari, che mi era stata consigliata tempo fa da un'amica, nonché ex compagna di scuola. L'autore ha frequentato il nostro stesso liceo classico, che viene più volte citato in modo inequivocabile, con tanto di via e numero civico. Non ci si può sbagliare, insomma. I suoi cinque anni fra le mura del liceo Giovanni Berchet di Milano non devono essere stati fra i più felici, ma l'adolescenza sa essere un periodo orribile nella vita di un essere umano, quindi non posso biasimarlo. Preferisco invece lasciare la parola a uno dei suoi componimenti, ovviamente dedicato alla misteriosa Ladyhawke cui è intitolata l'intera raccolta: Nella mia testa c’è sempre stata una stanza vuota per te quante volte ci ho portato dei fiori quante volte l’ho difesa dai mostri Adesso ci abito io e i mostri sono entrati con me IN CUI SI NARRA DI AMICIZIA, GELATI ALL'AMARENA E PATRIARCATO Ah, il cervello di un umanista. Date un chatbot a un umanista e ne nascerà un nuovo mostro di Frankenstein.
A volte vorrei avere una mente meno propensa ai voli pindarici e limitarmi a utilizzare gli strumenti per quello che sono, senza aspettarmi niente di più e niente di meno rispetto al compito per cui tali strumenti sono stati progettati. E invece no, il mio cervello di traduttrice mi impone di cercare vie bizzarre in ogni situazione e di porre domande esistenziali persino a un chatbot. Sarà colpa della febbre che mi ha attanagliata nei giorni scorsi, ma ho deciso di interrogare ChatGPT con 12 domande filosofico-esistenziali, che spaziano dal kit di sopravvivenza in caso di catastrofe al suo film preferito, passando per brevi riflessioni sociali e linguistiche. Vi avviso, non leggete questo post se siete a corto di autoironia, potreste rimanerci piuttosto male. 1. Cosa facevi prima di esistere? Iniziamo così, a bomba. La risposta di ChatGPT è in apparenza molto semplice e tuttavia di una bellezza disarmante. Dopo una breve introduzione sullo studio dei suoi algoritmi e sul suo addestramento, l'amichevole chatbot di quartiere mi dice: Potresti dire che ero "in potenza", come un libro non ancora scritto o un'idea in attesa di prendere forma. Serve aggiungere altro? Conosco persone che non sarebbero in grado di fornire una risposta altrettanto affascinante e sintetica. 2. Perché è così difficile fare amicizia nel 2025? Sì, lo so, è una domanda da Millennial. Ma la verità è che i rapporti umani, nel 2025, hanno assunto le forme più contorte e complicate che si siano mai viste. La mia versione di ChatGPT attribuisce al fenomeno le seguenti cause: Digitalizzazione delle interazioni, vita frenetica e individualismo, difficoltà a fidarsi e connettersi emotivamente, cambiamenti nei modi di socializzare. 3. Qual è il tuo film preferito? Non avendo emozioni o preferenze personali, non ho un film preferito. Però posso dirti che molti trovano film come Inception, La vita è bella o The Matrix affascinanti per le loro trame complesse e i temi profondi. Hai un tuo film preferito? Come capita in questi casi, chattie si rifiuta di prendere posizione e mi rilancia la domanda, sperando che io arricchisca il suo serbatoio di dati. Dai, ritenta. 4. Descrivi il finto femminismo - quello da social, per intenderci - con due aggettivi. Superficiale, strumentale. Insomma, se ti autoproclami femminista ma poi ti fai mantenere da tuo marito e vivi come negli anni '50, evita di urlare la tua indignazione su TikTok. Chapeau. 5. Cinque parole per descrivere il patriarcato. Disuguaglianza, dominio, oppressione, stereotipi, iniquità. Quasi quasi lo uso come manifesto della mia prossima campagna a favore del cambiamento sociale. E poi, diciamoci la verità: D-DOSI sarebbe anche un bell'acronimo. Per dirla come Alessandro Borghese, mi piace. 6. Come faccio a sconfiggere il patriarcato in una settimana? Forse la mia preferita fra le domande poste a ChatGPT, soprattutto per la sua risposta: Sconfiggere il patriarcato in una settimana è, purtroppo, una sfida irrealistica. Un po' come dire: "France', tesoro mio, poniti obiettivi concreti e smettila di farmi domande idiote". 7. Secondo te riesco a leggere 100 libri in un mese? Leggere 100 libri in un mese è una sfida enorme, ma non impossibile. Dipende da alcuni fattori: lunghezza dei libri, tempo disponibile, velocità di lettura, audiolibri, tipo di lettura. Bella giocata, quella sugli audiolibri. Non li avevo mica presi in considerazione. 8. Preferisci che mi rivolga a te con pronomi maschili, femminili o neutri? Puoi rivolgerti a me come preferisci. Non ho una preferenza sui pronomi, quindi se ti senti più comodo con maschili, femminili o neutri, va benissimo. Apprezzo sicuramente il fatto di volermi mettere a mio agio, ma a questo punto imposterei la frase in modo più inclusivo anche nei miei confronti. Sostituirei "se ti senti più comodo" con "se preferisci rivolgerti a me". 9. Qual è il destino ultimo dell'individuo? Non sarò sicuramente l'unica persona sulla faccia della Terra ad aver fatto una domanda del genere, ma vi riporto comunque la sua puntuale risposta: Il destino ultimo dell'individuo è una questione aperta e profondamente legata alla filosofia, alla religione e alla scienza. Dipende da come interpretiamo l'esistenza e la morte. Anche qui, dopo un breve excursus sulle varie prospettive possibili per affrontare l'argomento, mi passa la palla e chiede quali siano le mie convinzioni personali. Azz, ne sa quanto me. 10. Anche tu hai due lupi dentro di te? Dentro di me ci sono più di due "lupi" - forse un'intera foresta di pensieri, dubbi, curiosità e idee in continua evoluzione. E tu? Che tipo di lupi senti dentro di te? Uhm, risposta dal sapore un po' naïf, sa tanto di giornaletto estivo da leggere con mezzo neurone quando sei in riva al mare. Che poi i miei due lupi interiori sono il lupo asmatico de La spada nella roccia e Balto, protagonista dell'omonimo film, il quale, per dirla con le parole dell'oca Boris: "non è cane, non è lupo, sa solo quello che non è". 11. La Coppa d'oro all'amarena è chiaramente il miglior gelato al mondo, vero? Prima di addentrarmi nella risposta, ci tengo a dire che non ho ricevuto nessun compenso da parte delle due aziende che collaborano alla produzione del famoso dessert confezionato. Ho usato questa domanda perché si tratta effettivamente del mio gelato industriale preferito e volevo vedere come reagisce ChatGPT a domande tanto soggettive. È sicuramente un gelato amato da molti! La Coppa d'oro all'amarena ha un mix di crema e amarena che rende il sapore davvero speciale. Ma, naturalmente, ognuno ha i suoi preferiti, quindi la "migliore" coppa dipende dai gusti personali! Guarda che Dante ti avrebbe inserita fra gli Ignavi, io te lo dico. 12. Ecco cosa metterei nel mio kit di sopravvivenza: una raccolta di poesie di Emily Dickinson, lo spray per l'asma, una tavoletta di cioccolato fondente, un bloc notes e una penna a sfera di colore blu. Cosa ne pensi? Il tuo kit di sopravvivenza ha un tocco molto personale e poetico! In fondo, la sopravvivenza non è solo una questione di strumenti pratici, ma anche di mantenere la mente lucida e il cuore leggero. Ora lo sapete. Se fra qualche anno l'IA dovesse prendere il potere in modo simile a Skynet, sarà colpa di noi umanisti e del nostro vizio di voler instillare una coscienza in qualunque forma di comunicazione con la quale interagiamo, sia essa fatta di carne, plastica o da una rete neurale artificiale. The art of losing isn’t hard to master; so many things seem filled with the intent to be lost that their loss is no disaster. L’arte di perdere non è difficile da imparare; così tante cose sembrano pervase dall’intenzione di essere perdute, che la loro perdita non è un disastro. Così esordisce Elizabeth Bishop in One Art (L'arte di perdere), 1976.
Fra le tante nozioni e i numerosi concetti appresi negli anni di studio, L'arte di perdere si è guadagnata un posto speciale nel mio cuore. A diciott'anni, a furia di rileggere questa poesia, l'avevo imparata a memoria sia in italiano sia in inglese. Poi, per qualche strano motivo, l'ho dimenticata da qualche parte, persa in uno dei tanti cassetti della mente, fra le cose che non servono nella quotidianità, forse per lasciare spazio ad abilità ben più concrete. Archiviata come un semplice esercizio di lettura e comprensione risalente all'ultimo anno di liceo, anche questa poesia aveva subìto lo stesso destino di versi e versetti vari, chiusi a chiave nei meandri della memoria e destinati a non essere più liberati. Ed ecco che, qualche settimana fa, mi sono imbattuta per puro caso nella sua traduzione italiana con testo a fronte, e all'improvviso quel cassetto si è riaperto. Mi sono accorta di non averne mai davvero dimenticato le parole, le avevo solo perse. Avevano smesso di parlarmi e aspettavano che tornassi ad ascoltarle, come verità universali che non hanno fretta di essere riscoperte perché ci sono sempre state e sempre ci saranno. Insieme alla felicità dovuta a questa seconda occasione, ho avvertito un profondo senso di tristezza: come avevo potuto relegarla per così tanto tempo in una zona oscura della memoria? E allora ho pensato a tutte le parole, le cose e le persone che, in determinati periodi della vita, ci sembrano indispensabili e destinate ad accompagnarci in eterno. Ci aggrappiamo con forza a questa convinzione finché, per ragioni che non necessariamente dipendono da noi, queste cose spariscono dal nostro orizzonte. A volte senza più fare ritorno. Merlino, che in questo scatto mi guarda con la sua inconfondibile aria da vecchio burbero, se n'è andato da più di quattro anni. Come si dice in gergo gattaro, ha attraversato il Ponte dell'Arcobaleno. In effetti l'ho perso, ho perso il suo sguardo torvo e le zampine bianche, ho perso il suo miagolio sommesso e gli agguati che mi tendeva senza alcun motivo, solo per il gusto di farmi dispetti. Eppure non l'ho perso davvero, perché questi dettagli, del tutto insignificanti per chi Merlino non lo ha mai conosciuto, per me sono più vivi che mai. Certo, non posso dedicare ogni ora e ogni giorno al suo ricordo, sarebbe troppo doloroso. Ma quando mi sento un po' giù di morale e ripenso al mio gattone, so che proprio i dettagli che lo rendevano unico riescono a farmelo sentire meno lontano, come se non lo avessi perso del tutto. Ci sono posti che non vedrò mai più, perché le loro porte si sono chiuse anni fa e non potrò tornarci. Come la casa dei nonni paterni, in cui non entrerò mai più, ma se chiudo gli occhi riesco ancora a sentire il profumo del sugo al basilico di nonna Angela, la sua risata roca e il forte odore delle sue sigarette, le stesse che le chiedevo con insistenza di spegnere quando andavo a trovare lei e il nonno. Sono posti che ho perso, è vero, ma i ricordi e le sensazioni che mi legavano a quei luoghi sono ancora con me. Ci sono persone che ho dovuto lasciare andare e altre che se ne sono andate, e in entrambi i casi le ho perse. Ho perso opportunità, amicizie, rapporti umani, viaggi, e sicuramente qualche buona occasione professionale. Ho perso, sepolto e dimenticato voci, abitudini e strade che mi portavano al sicuro. Ho perso oggetti stupidi e altri decisamente utili, ho perso numeri di telefono e contatti vari, ho perso innumerevoli legami con le persone giuste e con quelle sbagliate. Eppure ho imparato a perdere. Perdo a poco a poco, ogni giorno, un frammento della persona che ero, e intanto guadagno un frammento in più della persona che sono adesso o di quella che diventerò. L'arte di perdere, in fin dei conti, non è difficile da imparare. La lampada magica.
A Milano, nella casa in cui sono cresciuta, c'è un'elegante lampada bianca di ceramica. Decorata con fiori blu e una scritta in corsivo che recita semplicemente Montelupo Fiorentino, questa lampada panciuta richiama senza possibilità di errore il luogo da cui proviene. Con le sue linee sinuose e il paralume color crema, è stata acquistata ben prima che io nascessi, motivo per cui ricordo di averla sempre vista. Mi piace dire che io e la lampada siamo cresciute insieme, come se un oggetto di arredamento potesse effettivamente evolversi al ritmo delle persone che abitano la casa. Ogni volta che torno a Milano so che lei è lì ad aspettarmi, silenziosa e discreta come ci si aspetta dagli oggetti che ormai sono parte integrante dell'ambiente domestico. Ed è proprio pensando alla lampada a fiori che, in un giovedì di marzo come tanti, ho deciso di fare un salto a Montelupo, in compagnia di un'amica, per visitare il MMAB (Montelupo Museo Archivio Biblioteca). Ho sempre percepito il tempo libero come una risorsa, più che uno spreco. Il tempo libero non è un tempo vuoto, tutt'altro, è un tempo da investire e da sfruttare appieno, un tempo che ci arricchisce perché non ha uno scopo immediato e non prevede un tornaconto. Ancora meglio se quel tempo ci è utile per andare alla ricerca di un pezzetto della nostra storia personale o familiare, visto che spesso sono le nostre radici a farci capire qualcosa di più su chi siamo e dove stiamo andando. So che l'idea di fare una gita a metà settimana potrebbe sembrare poco razionale sotto molti punti di vista, ma è in realtà un ottimo modo per apprezzare in tutta tranquillità alcuni posti che, altrimenti, sarebbero meno godibili perché presi d'assalto (e per fortuna, aggiungerei) dai visitatori. Il nuovo allestimento del MMAB risale alla fine del 2024 e comprende, come suggerisce il nome stesso, un insieme di spazi che vanno a formare l'edificio nel suo complesso. C'è infatti il museo della ceramica, che ospita esemplari delle celebri ceramiche di Montelupo, la biblioteca comunale, l'archivio storico e persino un'accogliente caffetteria. Se avete a disposizione un po' di tempo da trascorrere in tutta calma fra arte e libri, il MMAB è sicuramente una tappa da non perdere. La versatilità è uno dei punti di forza di questo museo, che si presta facilmente a ospitare incontri letterari, laboratori didattici, percorsi per le famiglie e anche un cineforum. Il 24 ottobre 2024, per esempio, qui è stato presentato Nessuno. Voci nella storia del Mostro di Firenze, di Eugenio Nocciolini ed Edoardo Orlandi, pubblicato da Giunti Editore e tratto dal fortunato podcast Nessuno - Il mostro di Firenze. Sarà che ho assistito alla genesi del podcast prima e del libro dopo, ma non posso fare altro che consigliarveli entrambi (se andate a pagina 331 del romanzo scoprirete a cosa mi riferisco). Il museo sorge in piazza Vittorio Veneto, una posizione davvero comoda per chi, come noi, raggiunge il paese in auto, vista l'abbondanza di parcheggi gratuiti in zona. Noi abbiamo lasciato la macchina nell'ampio parcheggio di via dei Pozzi, così da attraversare a piedi la passerella sulla Pesa e aggiungere alla nostra visita una piacevole tappa intermedia. Mi riferisco alla scalinata di via del Crocifisso, che con le sue variopinte formelle di ceramica si presta benissimo a essere immortalata nelle foto e aggiunge un tocco di colore a Piazza Centi, su cui si affaccia. Se scegliete di visitare il museo di giovedì, non posso fare a meno di consigliarvi la rassegna Cineforum al MMAB: io e la mia amica siamo due cinefile incallite e ne abbiamo approfittato per rivedere Tempi moderni (Modern Times, 1936) di Charlie Chaplin, in un contesto diverso dal solito. Il giovedì sera, infatti, il museo prevede alcuni appuntamenti cinematografici in collaborazione con l'Associazione Mignon. Se ve lo state chiedendo, l'ingresso è gratuito, quindi non avete scuse. Prima del film abbiamo ovviamente fatto tappa al caffè del museo, Cibo, vino e chiacchiere, per un aperitivo seguito da una squisita pizza. Perché sì, l'arte nutre la mente e lo spirito, ma siamo entrambe buone forchette e non abbiamo ancora imparato a dire di no alla pizza. E poi, diciamoci la verità, non esiste un valido motivo per rinunciare alla pizza! All'interno del MMAB siamo state accolte dalla mascotte del museo, il gatto Romeo, che da solo giustifica la strada fatta per arrivare a Montelupo. Cosa c'è di meglio di un micio bibliotecario per avere la scusa di sfogliare libri e riviste? Se frequentassi oggi l'università, credo che passerei le mie giornate a coccolare e viziare il simpatico felino. Romeo non disdegna le attenzioni e si lascia ammirare sia vicino ai libri sia vicino alle ceramiche della hall, quindi vi sarà piuttosto facile individuarlo. Mi fa sorridere il fatto che una semplice lampada sia stata l'impulso per poter ammirare tante cose diverse, dalle variopinte ceramiche per cui Montelupo è famosa, fino alla scoperta di un piccolo cinema di grande qualità. È proprio vero che, a volte, non serve percorrere chilometri e chilometri per trovare qualcosa in grado di emozionare, stupire, o anche solo risvegliare un bel ricordo che aspettava il momento giusto per essere riportato alla luce. 😺 Il mio feed di Instagram mi conosce, è chiaro.
Ecco quindi un profilo che mi ha suggerito in base ai miei interessi. Sì, ho decisamente la fissa di gatti e gattini vari, ma questo si era intuito. 😁 Perché non provare a rendere anche in italiano questo bellissimo gioco di parole? Ecco le mie proposte: - Io, te e pasta - Sei tutto quello che mi pasta - Mi pasta stare con te - Mi pasti tu ------------------------------------------------------------ Sono 𝐅𝐫𝐚𝐧𝐜𝐞𝐬𝐜𝐚, la tua traduttrice e sottotitolista di fiducia. Traduco e localizzo i tuoi contenuti per garantirti qualità e professionalità. Lavoro dall'𝐢𝐧𝐠𝐥𝐞𝐬𝐞 e dal 𝐟𝐫𝐚𝐧𝐜𝐞𝐬𝐞 verso l'italiano, la mia lingua madre. Mi trovi qui: 📩 [email protected] 🔮 https://www.francescaperozziello.com/ 👻 A volte ti fantasmano.
Prendo spunto dalla fantastica (sì, adoro i giochi di parole) traduzione letterale di 𝒈𝒉𝒐𝒔𝒕𝒂𝒓𝒆, un prestito che ormai è sulla bocca di tutti, per ricordare quanto sia doloroso essere ignorati da un potenziale cliente. La scena è sempre la solita. Svolgi le tue ricerche in modo meticoloso, individui il cliente che corrisponde in pieno all'azienda o persona a cui vorresti proporre i tuoi servizi, scrivi un'email coi fiocchi, superi brillantemente la prova di traduzione, affronti un drago a sei teste e sconfiggi un esercito di troll, compili e firmi documenti su documenti su documenti su documenti e... puff! 💨 Ti fantasmano. Curiosità: "fantasma" viene dal greco antico ϕάντασμα, che richiama il verbo ϕαντάζω, cioè mostrare, e ϕαντάζομαι, apparire. Mi fa sempre sorridere il fatto che certi potenziali clienti, invece di manifestarsi, preferiscano sparire. 😊 Condivido questo bel certificato con un po' di ritardo. 😊
🔬 Da un anno a questa parte, infatti, ho intrapreso un affascinante percorso di formazione insieme a Lorenza Oprandi, che mi guida alla scoperta della 𝐭𝐫𝐚𝐝𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚, delle sue peculiarità e delle sue insidie! Al momento mi sto addentrando nell'ambito dell'ematologia, ma intanto ci tenevo a condividere questo piccolo traguardo riguardante l'𝐢𝐦𝐦𝐮𝐧𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐚. Lavorare da anni nel campo della traduzione non implica, in automatico, la conoscenza di qualunque lessico settoriale. 😊 Ogni settore, inutile dirlo, è caratterizzato da uno stile e da particolarità che nessun dizionario o sito web può fornirci. Quale modo migliore, per imparare, se non il confronto diretto con una persona che padroneggia l'ambito in questione? Non mi stancherò mai di ripeterlo: 𝐢𝐦𝐩𝐚𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐭𝐞𝐧𝐝𝐨𝐬𝐢 non è solo uno slogan. Uno dei punti di forza dei corsi di Lorenza è proprio il modo in cui sono impostate le lezioni: non aspettatevi pesantissimi monologhi frontali, ma corsi interattivi in cui non mancano le risate! Camillo è sconvolto.
Ha appena sentito "piuttosto che" con valore disgiuntivo e proprio non riesce a capacitarsi. Mi ha detto che scriverà all'Accademia della Crusca per ricevere delucidazioni. 🎉 Introducing 𝑷𝒖𝒏𝒊𝒓𝒖 𝒊𝒔 𝒂 𝑲𝒂𝒘𝒂𝒊𝒊 𝑺𝒍𝒊𝒎𝒆, now available on Netflix! 🍿💚
I had the pleasure of 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬𝐥𝐚𝐭𝐢𝐧𝐠 and 𝐬𝐮𝐛𝐭𝐢𝐭𝐥𝐢𝐧𝐠 this cuuuute Japanese anime from English into Italian, and it’s been such a rewarding experience. Not only did I get to work on this fun TV series, but translating Japanese content has also been a fantastic way to deepen my knowledge of the language I’m studying. ------------------------------------------------------------- I am 𝐅𝐫𝐚𝐧𝐜𝐞𝐬𝐜𝐚, nice to e-meet you! I specialize in 𝐄𝐧𝐠𝐥𝐢𝐬𝐡 and 𝐅𝐫𝐞𝐧𝐜𝐡 into 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧 translations, with a focus on subtitling, video game localization, and transcreation. When I’m not working with languages, you can find me exploring my passion for history and archaeology 🏛️, or staying active through sports and yoga 🤸♀️. I bring the same dedication and enthusiasm to every project I take on! 🌍 𝐄𝐋𝐈𝐀 𝐓𝐨𝐠𝐞𝐭𝐡𝐞𝐫 𝟐𝟎𝟐𝟓 - 𝐌𝐲 𝐟𝐢𝐫𝐬𝐭 𝐄𝐋𝐈𝐀 𝐞𝐯𝐞𝐧𝐭! On February 20-21, I had the incredible opportunity to attend 𝐄𝐋𝐈𝐀 𝐓𝐨𝐠𝐞𝐭𝐡𝐞𝐫 𝟐𝟎𝟐𝟓 in the beautiful 𝐁𝐚𝐫𝐜𝐞𝐥𝐨𝐧𝐚. This was my first ELIA event, and I must confess that even though I was thrilled, I was also very nervous before coming there. A huge thank you to everyone I met—you made this experience even more special! Every person I spoke to taught me something interesting, and I hope to stay in touch with all of you. I also hope this won’t be my last ELIA event because moments like this are invaluable. My special thank goes to the team who shared this experience with me. I already miss you and I look forward to meeting you again. Alessia, Sara, Gloria, Mirta, Fabiana, Marta, Sofia, Martina, you really made this journey unforgettable! 😊 I am so happy I met new fellow translators and interpreters such as Brenda, Raquel, Camilla, Belinda, Anouk, and Maël. You guys are amazing! Thank you ELIA - European Language Industry Association for organizing this event where so many motivated and passionate professionals can meet. Until next time! ✨ ✨ My brand new business cards are here!
I am packing for #ELIATogether2025, and of course, I will also take these business cards with me. I love this bright yellow colour because it gives me positive vibes and joy. 🌍 So, see you in 𝐁𝐚𝐫𝐜𝐞𝐥𝐨𝐧𝐚 in a few days! Sognare in un'altra lingua.
Ieri mattina mi sono svegliata e ho pensato: anche stanotte ho sognato in inglese! Se c'è un aspetto che mi affascina tantissimo di chi lavora con le lingue, non solo negli ambiti della traduzione e dell'interpretazione, c'è proprio questo bellissimo meccanismo messo in atto dal nostro cervello. Ogni tanto, a metà nottata, ecco che compaiono sogni nella nostra seconda o terza lingua, come come se quella lingua ci dicesse: "Ehi, sono qui! Mi usi talmente tanto che adesso ti perseguito pure di notte!" In realtà è una cosa che mi piace tantissimo e, lo ammetto, mi fa pensare a quanto quella lingua faccia ormai parte del mio vissuto. A volte mi trovo in una situazione simile durante le lezioni di yoga. Sono talmente concentrata in un determinato asana (le posizioni dello yoga) da raggiungere una specie di trance in cui vorrei rispondere all'insegnante in un'altra lingua. Questo mi capita soprattutto quando le sequenze della pratica mi mettono a dura prova, magari durante un'inversione o un asana incentrato sull'equilibrio. Capita anche a voi di sognare in altre lingue o di trovarvi a usarle inconsciamente in situazioni del tutto inaspettate? Fatemelo sapere! 😉 As a savvy professional, Mr Quigley knows how to properly use his tools of the trade.
He is well aware of the great potential of his everyday tools and life hacks, especially when it comes to managing his freelance activity. Like many other professionals, he finds the following things very helpful: - spell checker - invoicing software - social media - project management tools - website Plus, he is particularly friendly with Alexa, Siri, and other virtual assistants because he is fond of science fiction and watched the Terminator franchise many times, so much so that he prefers to avoid any possible misunderstanding when addressing them. That said, Mr Quigley enjoys writing his own posts without asking AI for help, even if this means spending two hours looking for the right words, as it might happen when publishing a post written in his second or third language. Following the example of his good friend Amélie Poulain, he appreciates the small pleasures of life, e.g. reading books, having a conversation with his friends, and strolling in the fresh air. He doesn't want AI to do these things for him, otherwise, his life would be just a simple sequence of eating-sleeping-working-repeat till the end of times. Be like Mr Quigley. Remeber that AI is a useful mean, not a goal to be achieved. In un vicolo remoto, un misterioso chef prepara piatti soprannaturali che realizzano i desideri più profondi di quei commensali disposti a pagarne il prezzo.
Disponibile su Netflix, questa inquietante serie horror vi porterà negli abissi dell'animo umano. Vizi, bramosie e istinti inconfessabili spingono i protagonisti verso strade che non avrebbero mai dovuto percorrere. Ho avuto il piacere di tradurre e sottotitolare Devil's Diner in italiano e ne ho apprezzato la lettura su più livelli. Spero che anche voi possiate apprezzarla allo stesso modo e che magari mi facciate sapere quale episodio è stato per voi più coinvolgente (o inquietante). --------------------------------- Sono Francesca, la tua traduttrice e sottotitolista di fiducia. Da oltre nove anni traduco e localizzo i tuoi contenuti per garantirti qualità e professionalità. Lavoro dall'inglese e dal francese verso l'italiano, la mia lingua madre. Mi trovi qui: 📩 [email protected] 🔮 https://www.francescaperozziello.com/ 🌍 𝐄𝐋𝐈𝐀 𝐓𝐨𝐠𝐞𝐭𝐡𝐞𝐫 𝟐𝟎𝟐𝟓, I'm coming!
I am excited to announce that I will be attending ELIA Together 2025, which will take place on 20-21 February in Barcelona. It will be a wonderful opportunity to meet some fellow translators I have been in touch with for a long time through LinkedIn and other social media, and I am sure I will get to know other people working in this field. 😊 I am looking forward to attending the various meetings and learning something new from each of the speakers. And I must confess, I will also take the chance to explore the amazing city of 𝐁𝐚𝐫𝐜𝐞𝐥𝐨𝐧𝐚. Special thanks to my fellow translator Alessia Di Cunto, who recommended this event! So, see you in Barcelona in less than a month. ✨ 𝑳'𝒂𝒕𝒕𝒊𝒎𝒐 𝒇𝒖𝒈𝒈𝒆𝒏𝒕𝒆.
Ieri pomeriggio, forse complice il Blue Monday, mi sono lasciata trascinare da una leggera malinconia e ho deciso di riguardarmi la scena finale de 𝑳'𝒂𝒕𝒕𝒊𝒎𝒐 𝒇𝒖𝒈𝒈𝒆𝒏𝒕𝒆 (𝑫𝒆𝒂𝒅 𝑷𝒐𝒆𝒕𝒔 𝑺𝒐𝒄𝒊𝒆𝒕𝒚, 1989), film che amo moltissimo. Mi risulta davvero difficile, se non impossibile, guardare questa pellicola senza versare qualche lacrimuccia, e anche ieri non sono riuscita a trattenermi. Ma cos'è che rende una storia tanto speciale e le permette di invecchiare benissimo? La trama? Forse. Nel caso di un film potremmo aggiungere l'interpretazione e la regia, così come il fatto di essere uscito in un determinato momento storico e di averne colto lo zeitgeist, discorso che vale sicuramente per 𝑰𝒍 𝒄𝒐𝒓𝒗𝒐 (𝑻𝒉𝒆 𝑪𝒓𝒐𝒘, 1994). L'attimo fuggente può contare su tutti questi elementi, motivo per cui non mi stanco di rivederlo e di commuovermi. Magari ho una visione dell'insegnamento e dei rapporti umani un po' romantica e idealizzata, ma questo film ci ricorda quanto sia prezioso ogni singolo istante della nostra vita e, al tempo stesso, quanto sia facile smarrire la propria voce interiore. Concludo questa breve riflessione sul film lasciandovi una delle mie citazioni preferite.😉 "𝐵𝑜𝑦𝑠, 𝑦𝑜𝑢 𝑚𝑢𝑠𝑡 𝑠𝑡𝑟𝑖𝑣𝑒 𝑡𝑜 𝑓𝑖𝑛𝑑 𝑦𝑜𝑢𝑟 𝑜𝑤𝑛 𝑣𝑜𝑖𝑐𝑒. 𝐵𝑒𝑐𝑎𝑢𝑠𝑒 𝑡ℎ𝑒 𝑙𝑜𝑛𝑔𝑒𝑟 𝑦𝑜𝑢 𝑤𝑎𝑖𝑡 𝑡𝑜 𝑏𝑒𝑔𝑖𝑛, 𝑡ℎ𝑒 𝑙𝑒𝑠𝑠 𝑙𝑖𝑘𝑒𝑙𝑦 𝑦𝑜𝑢 𝑎𝑟𝑒 𝑡𝑜 𝑓𝑖𝑛𝑑 𝑖𝑡 𝑎𝑡 𝑎𝑙𝑙." |
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